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I giochi dell'infanzia 

Giocattoli e giochi dei tempi andati

​

di Teresa

 


Sappiamo che nel passato gran parte dei giocattoli era costruita dai bambini stessi, e in questo modo essi cominciavano a lavorare manualmente, usando la propria inventiva.
I maschietti imitavano i lavori che vedevano fare dai loro padri o dai nonni, e costruivano i loro giocattoli con cose recuperate che adattavano, segavano, limavano e inchiodavano per costruire spade, fucili, carrettini …… ed altro ancora.
Per quanto riguarda le bambine, il giocattolo classico per eccellenza era (ed è) la bambola.
Poteva essere di caucciù, color carne, ed era svestita, con braccia, gambe e testa mobili (del tipo “Ciccio bello”). Oppure era morbida, fatta di tessuto imbottito, e con la testa di porcellana (la più costosa) o di altro materiale rigido, e con i capelli posticci.
Questa bambola aveva vestiti di vario tipo: da quello di contadinella a quello di gran dama; che ogni tanto venivano lavati dalle bambine stesse ed anche sostituiti, perché con piccoli ritagli si facevano i vestitini nuovi, che erano anche i primi esperimenti di cucito. All’inizio intervenivano le mamme che insegnavano come si doveva usare l’ago, il ditale e le forbici, e ,a lavoro eseguito, per le bambine la soddisfazione era grande.
Questo era l’inizio della manualità, molto utile crescendo poiché, nei tempi andati, dopo aver fatto i vestiti alle bambole, si cominciava a fare le prime esperienze sui propri abiti perché, per fare economia, molti cucivano in casa la biancheria e l’abbigliamento per la famiglia.
Più bambine assieme giocavano a fare le “signore”; parlavano del marito, dei figli (le loro bambole), dei lavori di casa e di cucina e ripetevano quanto sentivano dire dalle loro mamme.
Le bambine volevano un gran bene alla loro bambola, le davano un nome proprio e le parlavano e nei momenti di tristezza, che ogni bambina esperimenta, le facevano anche le confidenze dei loro dispiaceri.
La bambola, come più sopra detto, era ed è il giocattolo preferito da tutte le bambine, dall’infanzia alla pre-adolescenza!

I giochi dell’infanzia

di Noemi

Non amavo giocare con le bambole, lo facevo per stare con le mie sorelle e le mie amiche, ma spesso mi annoiavo. Lo stesso mi accadeva con il fortino e i suoi soldatini o con gli indiani e i cowboys . In realtà mi piaceva moltissimo giocare a bandiera, a “un due tre ….stella”, a palla prigioniera, a mondo, a nascondino; cioè passatempi da fare all’aperto o in squadra, anche se io non ero molto competitiva.
Tra i giochi da tavolo mi piacevano “nomi, cose, animali”, la dama, rubamazzetto e famiglia con le carte, il gioco dell’oca.
Un divertimento un po’ diverso e che mi ha appassionato era quello in cui si utilizzavano 5 sassolini o 5 noccioli di pesca, come faceva mia madre da piccola. Era un gioco di abilità manuale e non era difficile, ne avevo imparata una versione “friulana”.
Passavamo tutti i ritagli di tempo a giocare: ognuno portava i suoi cinque sassolini personali e si giocava a turno; quando il primo sbagliava, passava la mano al secondo giocatore.
Esistevano 10 esercizi/livelli che bisognava superare: se qualcuno li completava ricominciava dall’inizio. La fine del gioco era data dallo sfinimento, o semplicemente quando tutti erano d’accordo nello smettere, e il vincitore era quello che aveva completato più esercizi.
Possiedo ancora come un gran tesoro i miei sassolini quadrati, che avevamo trovato un giorno tra alcuni detriti abbandonati vicino al ruscello; sono bianchi e forse sono di marmo grezzo, quel giorno brillavano al sole e ci sono sembrati bellissimi. Da allora tutti li utilizzavamo per questo scopo e devo dire che questo gioco era importante per sviluppare destrezza e manualità!
Gli esercizi che mi ricordo sono questi:
• Tirando un sasso in aria bisognava afferrarne uno degli altri a terra e riprendere quello lanciato senza farli cadere. In questo modo si dovevano recuperarli tutti, uno per volta.
• Lo stesso procedimento, raccogliendone due insieme di quelli giù.
• Idem, afferrandone 3 insieme e poi 1 da solo
• In unico tempo bisognava lanciare il sasso e raccogliere i 4 a terra tutti insieme (come facilitazione era concesso metterli un po’ vicini )
• Mettendo tutti i sassi nel palmo delle mani bisognava farli saltare riprendendoli tutti sul dorso delle mani girate e unite
• Incrociando le dita delle mani e lasciando liberi gli indici, bisognava, con questi, prendere i sassi ad uno ad uno, lanciarli e riprenderli aprendo l’incavo delle mani
• Stesso procedimento lasciando liberi i mignoli
• Appoggiando i polpastrelli di una mano, formando una specie di “ponte” e lanciando il sasso, a poco a poco bisognava spingere, ad uno, gli altri a passarci sotto.
• Stesso procedimento , ma spingendone due alla volta, dopo averli avvicinati

 

 

 

I giocattoli di una volta

“di Arcangelo

​

 

I giochi di quando ero bambino, contrariamente a quanto si pensa oggi, erano molti  divertenti ed economici perché frutto della nostra fantasia e della nostra capacità manuale. Non c’erano soldi per acquistare giocattoli solo a Natale, se eri stato buono, potevi sperare in un regalino.

Quali erano i giocattoli più praticati dai maschi?

 “ La  fionda, “ el tira sass “: una forcella di legno con due elastici e una cuffia di pelle dove mettere il materiale da lanciare.

La cerbottana, “ canetta di bussolott “ un tubo lungo 50 centimetri che soffiandovi dentro lanciava dei piccoli coni di carta“ i.pedrieu “ .I bersagli preferiti erano le ragazze e i gatti.

La “ lippa “ una specie di “  base  ball “  costituita da un bastone di legno  lungo 60 centimetri e da un cono anch’esso di legno lungo 15 centimetri.

Questi due pezzi di legno erano recuperati tagliando il manico a una scopa  lasciata incautamente incustodita da qualche massaia .

“ L’arco con le frecce “ di solito veniva costruito con vecchie bacchette di ombrello, era un arnese pericoloso soggetto a sequestro da parte dei genitori.

I ragazzi più grandi e più abili con delle assicelle e dei cuscinetti a sfere di recupero costruivano dei carrelli dove sedersi per lanciarsi in una discesa.

Oggi potremmo chiamarlì “ snow board “.

Fra tutti questi giochi il mio preferito era quello dei soldatini, avevo soldatini di piombo, di gesso,  di cartone rappresentanti le diverse armi, c’erano bersaglieri, alpini, aviatori, carabinieri, marinai tutti con le proprie armi, alcuni sdraiati nella posizione di sparo, altri, i capitani con le spade sguainate incitavano i soldati all’attacco, c’era poi il fante colpito dal nemico con le braccia aperte nel momento di  cadere a terra .Avevo soldatini di colore, ascari, somali, etiopi, a quei tempi l’Italia aveva l’Impero ,i soldati di colore facevano parte del nostro esercito.

Per accrescere il numero di soldati del mio esercito compravo in cartoleria dei fogli dove, a colori, erano rappresentati dei soldati, ritagliavo questi militari li incollavo su un foglio di compensato e lavorando di “ traforo” costruivo dei nuovi guerrieri da aggiungere a gli esistenti.

Un esercito che si rispetti deve avere una caserma o un forte dove riunirsi o combattere in caso di attacco .Su un foglio di compensato con la collaborazione dei miei compagni disegnavamo un fortino con mura merlate e porta d’ingresso  dotata di ponte levatoio.

 Al centro del forte una torre con bandiera italiana dominava la costruzione. Tutta questa opera militare era frutto di un lungo lavoro manuale di “ traforo  “ per ritagliare dalle lastre di compensato i singoli pezzi, che poi venivano assemblati e colorati.

Dopo tanto lavoro era arrivato il momento di schierare le truppe ed iniziare la battaglia, si davano i comandi, si imitavano gli spari, i colpi di cannone ,  le urla di vittoria dei combattenti, qualcuno dei partecipanti vinceva altri perdevano questa incruenta battaglia ma,  alla fine eravamo contenti di aver giocato tutti assieme allegramente.

Sto provando un gioco dei soldatini  versione  2OOO il campo di battaglia èlimitato ad un telefonino o a un table , dove pigiando dei pulsanti si possono vedere feroci e cruente battaglie, con morti e distruzioni molto reali. Quello che si vede e si pensa di gestire è pura violenza.

Per giocare non serve nessun lavoro di preparazione, basta inserire la “scheda“ e pigiare dei tasti, il gioco è sempre uguale, ripetitivo, noioso e poco educativo.

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