se avessi detto ......
Se quella volta avessi detto no
di Noemi
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Tante volte penso a quel momento, a come forse sarebbe stata diversa la mia vita se avessi detto no e dentro di me ringrazio il cielo di aver afferrato quella opportunità che la vita mi ha offerto.
Io e mio marito eravamo amici da tanti anni, ma le occasioni di vederci o di parlare non erano più molte, da quando i miei genitori avevano venduto il bar che lui frequentava. Dopo il mio trasferimento, inoltre, lavoravo a Cimiano: prendevo quindi la metropolitana e non più il solito tram che lui guidava.
Se lo incontravo in zona, ci scambiavamo la promessa di rivederci presto, nessuno di noi ci credeva, lui continuava la sua vita e io la mia.
Quella volta, però, era in macchina e si offrì di accompagnarmi a casa. In realtà ero quasi arrivata (circa 100 metri) e a causa dei sensi unici lui doveva fare il giro del rione.
Non aveva senso accettare, la logica era contraria e altre volta avevo detto di no; ma seguii un impulso e accettai.
E da lì iniziò la nostra storia…
Sono convinta che se quel giorno fossi tornata a piedi le nostre vite sarebbero state diverse e io avrei perso molto
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Se avessi detto sì
di Teresa
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Se avessi detto sì…, invece di no, ad una delle tante determinanti decisioni che ho preso lungo il corso della mia vita, certamente la mia vita avrebbe avuto un altro sviluppo. Dire di si o dire di no è una scelta che per le cose di poca importanza possiamo fare a cuor leggero, ma per quelle più importanti dobbiamo valutare bene l’alternativa. Dire di sì è più facile che dire di no. Secondo me il no va sempre spiegato. Penso di aver detto di sì tutte le volte che ho ritenuto giusto rispondere positivamente e dopo aver riflettuto, e non mi sono mai pentita né rammaricata.
Lo dico senza presunzione perché, sin da bambina, erano gli altri a dirmi che ero giudiziosa. Ma! Sarà stato vero?
Comunque posso ipotizzare un risultato diverso dalla mia vita attuale se avessi detto sì, dopo la seconda guerra mondiale, alle autorità jugoslave.
Sarei rimasta nella mia città, avrei imparato un’altra lingua, avrei conosciuto altra gente, altri usi e costumi.Tutte queste erano conseguenze previste, ma altre erano sicuramente incognite. Sarebbe stato un sì con certi sviluppi scontati e altri imponderabili.
Se avessi detto sì… non avrei sofferto di nostalgia, che è un male che ti contagia quando perdi le tue cose care e che ti rimane dentro: cova e ti passa perché, anche se sei serena e beata, basta una piccola cosa: un nome, una voce o un’immagine e improvvisamente ti scappa la lacrimuccia!
Solo chi ha abbandonato la propria terra può capire fino in fondo la nostalgia struggente che si prova.
Sull’argomento, in tutte le parti del mondo, si sono scritti infiniti libri, poesia e canzoni e si continuerà a parlare di nostalgia, finché ci sarà un solo uomo costretto a lasciare il proprio paese.
L’emigrazione è una scelta che fai, e la fai quasi sempre per migliorare la tua condizione. L’esilio invece ti obbliga ad abbandonare la tua terra, i tuoi familiari, i tuoi amici ed anche i defunti al cimitero.
Non parli più il tuo dialetto, non vedi più il tuo amato panorama (che conosci a menadito). Non vedi il tuo mare, il tuo monte e il cielo, Sei disorientato e triste.
Tutto questo dolore non lo avrei provato se,,, allora avessi detto sì.
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Se avessi detto sì
di Lucia
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Tendenzialmente sono una persona indecisa.
Questo mi fa tornare indietro nel tempo: da donna separata vivevo con mia madre e con i miei figli, la mia vita era piena di responsabilità verso la famiglia e non mi permetteva di avere pensieri per me stessa.
Il lavoro in ufficio occupava la mia giornata e la sera quando rientravo vedevo solo numeri, tutto era ripetitivo, giorno dopo giorno.
Una domenica viene a trovarmi la mia amica, è tutta euforica perché si è iscritta a una scuola per estetiste, mi racconta quello che le insegnano al corso, dal massaggio al trucco, come trattare le mani, i piedi, è un vulcano di parole e alla fine mi dice: “Dai Lucia, iscriviti anche tu, puoi imparare cose nuove, conoscere altra gente e poi non si sa mai”.
Spinta dal suo entusiasmo e dal mio desiderio di provare qualcosa di diverso mi iscrivo e inizio a frequentare il corso per diventare estetista.
La nostra insegnante era giovane ma molto brava, da subito ci fece sentire a nostro agio creando così un gruppo ben affiatato.
Il corso mi piaceva. Oltre a imparare le varie tecniche del massaggio dovevo conoscere il corpo umano, studiando anatomia, muscolatura, tessuto osseo, epidermide, i vari problemi della pelle, tutto questo per diventare una brava estetista per un mio futuro.
Quello che più mi entusiasmava era il viso, a cui dedicavo particolare attenzione nella pulizia usando macchine speciali e le mie mani per il massaggio. Poi c’era il trucco, che poteva essere per il giorno o per la sera, per una festa o per il teatro. Usavo colori e pennelli per truccare e mi sentivo come un’artista che crea un’immagine, così mi diceva l’insegnante quando controllava il risultato finale del trucco che avevo fatto.
Capii allora cosa volevo ottenere da tutto quello che avevo imparato: cambiare la mia vita.
All’esame di fine corso presentai il mio trucco preferito, quello da sera, il più impegnativo di tutti, ricevetti complimenti, elogi e inaspettate proposte di lavoro. Il visagista mi propose di truccare con lui, ma dovevo trasferirmi in Toscana, se avessi detto sì avrei potuto cambiare la mia vita…
Come sarebbe stata la mia vita se avessi deciso di lasciare la casa e il lavoro ripetitivo ma sicuro che avevo, come questa scelta avrebbe influito sul futuro dei miei figli verso i quali avevo impegni e doveri?
Purtroppo rinunciai e dissi no a questo sconosciuto futuro e la realtà legata all’estetica rimane ancora oggi un sogno… Se avessi detto si.