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la bicicletta ..

Guardate il giovanotto nella foto: questo tipo ostenta una bicicletta con il manubrio da corsa, ci si appoggia con lieta confidenza, come uno che è abituato a divorarla, la strada. Una strada sterrata, in leggera salita, tra profili di colline. È un ragazzo (oggi lo chiameremmo così, non ha ancora diciassette anni, ma, in quei tempi di vigilia della seconda guerra mondiale, a quell’età si era già un giovanotto che lavorava), che non se la passa troppo male: ha i pantaloni a sbuffo (non alla zuava, ha puntualizzato qualcuno), fatti per non tirare al ginocchio nel giro di manovella degli arti inferiori, una maglietta sportiva (allora le magliette così, tipo Lacoste, non erano molto diffuse), ma, soprattutto, una bicicletta leggera, con il manubrio da corsa, adatto ad aggrapparsi per spingere con le forze di tutto il corpo nella spinta feroce. Uno strumento delicato, con copertoni leggeri e fragili, come dimostra il tubolare di scorta dietro al sellino.

Non è lo strumento tipico che la gente usava come mezzo di trasporto: quest’ultimo era pesante e solido, con i freni a bacchetta, i battistrada dei copertoni belli larghi, che facevano più attrito nel rotolamento, ma non si bucavano così spesso, il manubrio largo anche quello, per appenderci sporte e altro. La bici di “Ladri di biciclette”: pochi fronzoli, ma quasi indistruttibile. Se non te la rubavano, appunto.

E non è nemmeno lo strumento che molti usavano per lavoro: ancora più massiccio, con solidi portapacchi davanti e dietro, quando addirittura la parte anteriore non si trasformava in triciclo, con l’aggiunta di una ruota e di una gabbia di metallo, per i trasporti davvero voluminosi (il progenitore dell’Ape Piaggio, benemerito veicolo per artigiani e negozianti dell’Italia dal secondo dopoguerra fino  alle soglie del Duemila).

È questo, più che l’idolatrato attrezzo dei tempi d’oro dei Coppi/Bartali, il mezzo di trasporto cui sono più affezionato, quello strumento che in tutto il mondo ha assicurato una ragionevole mobilità alle popolazioni, che permette a una persona comune di fare anche un centinaio di chilometri in un giorno, se sei mediocremente allenato, ma assai di più con un allenamento neanche particolarmente intenso. Queste caratteristiche hanno reso la bicicletta un mirabile strumento di progresso a partire dalla seconda metà del XIX secolo, uno strumento democratico, che non fa distinzione tra i sessi ed è abbastanza accessibile alle persone di modeste condizioni, ecologico, perché non inquina, sano, perché ti costringe al movimento, umanistico, perché, pur permettendo di percorrere distanze notevoli in breve tempo, non ti distacca dall’ambiente che stai  attraversando.

Lodiamola e difendiamola, la bicicletta. E anche i ciclisti.

Per la cronaca, il giovanotto nella foto era in definitiva un mediocre pedalatore, non troppo bravo in salita. Ma quando,  dopo aver compiuto gli ottanta, gli fu proibito, forse con apprensione eccessiva, di andare in bicicletta perché mostrava qualche problema di equilibrio, ne soffrì più che di ogni altra privazione.

 

 

IN  BICI  ALL’ IDROSCALO

di Arcangelo

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**Nonno ho visto la foto del ciclista niente di speciale, ma forse a te ricorda la tua gioventù.

**  La foto mi ricorda i miei 16 anni la mia giovinezza gli anni dell’amicizia disinteressata, degli entusiasmi rivoluzionari,  delle idee che avrebbero cambiato il mondo, ma che era difficile far capire , la lotta con la famiglia per avere una maggiore indipendenza e poi la scoperta delle ragazze con le prime simpatie, i primi amori.

**Nonno parliamo della foto e della bici !

**La foto ritrae un ragazzo in posa appoggiato alla sua bella bici che  NON indossa un paio di calzoncini corti firmati o una maglietta sgargiante, come fai tu quando vai in bicicletta con i tuoiamici, ma una camicia ed un particolare tipo di calzoni detti alla zuava o in dialetto alla SBROFF. La bici è DA CORSA con manubrio ricurvo, sellino stretto, pedali con cinturino di aggancio, telaio leggero, gomme ultra leggere tipo PALMER , sotto la sella ripiegato è fissato per eventuali forature   un PALMER  di scorta . Quando ero ragazzo avere una bici di quel tipo era molto difficile, pochi potevano economicamente permettersela.

**Tu che bicicletta avevi ?

**In casa mia c’era una sola bicicletta, una Legnano pesante con ruote a copertoni e camera d’aria, niente cinturini sui pedali, niente sella stretta era una bici normale. Mio papà, qualunque fossero le condizioni atmosferiche, usava la bicicletta per andare al lavoro quando alla sera ritornava a casa prendeva la SPICCIOLA in spalla e la portava su in casa al terzo piano.

**Perche  fare tanta fatica ? Tu quando potevi usare la bici ?

** La bici in casa era al sicuro dai furti che erano frequenti per questo mezzo di trasporto, io usavo  la bicicletta o alla sera o alla domenica.

Quando nei giorni festivi avevo la SPICCIOLA con i miei amici e amiche facevamo delle gite a Monza o all’Idroscalo. Se qualche ragazza della compagnia non aveva la bici o non sapeva usarla, uno di noi si sacrificava caricandola sulla canna, era faticoso, ma anche intrigante.

**La nonna aveva la bicicletta ?

**Tua nonna non aveva la bici. Avevo da poco conosciuto tua nonna e le avevo proposto di vederci la domenica a Monforte dove abitava, per andare a passare un pomeriggio all’Idroscalo; all’ora stabilita mi sono presentato con la mia bici all’appuntamento dove tua nonna tutta elegante mi aspettava. Poco convinta dal mezzo di trasporto, senza dire nulla si è seduta sulla canna della bici e  chiacchierando allegramente siamo arrivati all’Idroscalo dove abbiamo passato un piacevole pomeriggio. Di ritorno dall’Idroscalo, sempre con tua nonna in canna, nei pressi dell’Ortica ho forato e per poco non siamo finiti nel fosso

**La nonna che era persona precisa e assennata cosa ti ha detto ?

**Forse la prossima volta sarà meglio prendere il tram. Nei quarantacinque anni  passati assieme la tua nonna mi ha dato spesso dei buoni consigli.

**Nonno ma come hai fatto a ritornare a Porta Genova con la gomma a terra

**Dopo aver lasciato tua nonna a Monforte mi sono trascinato la bici per ben otto chilometri sino a  casa, una sfaticata.

**Sei mai caduto dalla bicicletta  ?

**Si, una sera d’estate io e altri dodici amici mentre pedalavamo in fila indiana lungo il Naviglio siamo tutti caduti rovinosamente ,ci sono stati molti ragazzi feriti  più di uno è finito al pronto soccorso, io ero solo un po’ scorticato, ma la bici era molto danneggiata. Per pagare i danni ho dovuto lavorare per una settimana come facchino in una ditta di traslochi.

**E la nonna……?

**La nonna si era molto preoccupata per la mia caduta… cosa abbia detto non lo ricordo bene , ma gite in canna con la mia bici non ne abbiamo più fatte.

 

 

La bicicletta

di Bruna

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La rivalutazione della bicicletta, come mezzo di trasporto in città pianeggianti, è un argomento di grande attualità. Mi è capitata tra le mani una vecchia foto con tutto il fascino del bianco e nero; ritengo datata ai primi del Novecento: in una strada sterrata di mezza collina un uomo in camicia e pantaloni a sbuffo si appoggia ad una bici dell’epoca e, in posa, si fa fotografare.

Con la fantasia ho ripercorso i delicati ricordi di mio padre, nato nel 1896, che cercava di raccontarmi le sue esperienze giovanili con una bicicletta da telaio di legno.

“Mio padre nato in un paese in provincia di Rovigo, Lendinara, aveva a disposizione tra Lendinara e Adria un lungo rettilineo non asfaltato in cui scorrazzava, con tutto l’entusiasmo di un bambino con la sua bicicletta di legno. Senza sosta pedalava con tutte le sue forze e sperimentava il senso di grande libertà e autonomia che tale mezzo concede. L’aria fresca che avvolgeva durante la corsa gli provocava una sensazione indescrivibile ma molto appagante, non sentiva più la stanchezza e talvolta gli sembrava di volare.

Era orgoglioso della sua fantastica bici e di fonte alle difficoltà che essa gli arrecava cercava di  risolverle senza perdersi d’animo”.

Da giovane mio padre con la sua famiglia d’origine si trasferì a Milano, ricordo che prima della seconda guerra mondiale eravamo soliti andare al Parco di Monza in bici con la mamma e tanti amici con i loro figli. In seguito ho usato con tanto piacere la bici, solo fuori Milano.

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